Parity rate: significato e cosa cambia con l’abolizione in Europa

Agosto 30, 2024 Maria Grazia Masotti
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La notizia dell’abolizione della parity rate in Europa ha fatto il giro del web. Dal momento della sua introduzione, la parity ha scatenato reazioni accese e talvolta contrastanti nel settore dell’ospitalità; dopo anni di adeguamento forzato, tuttavia, gli albergatori hanno chiesto a gran voce e ottenuto l’eliminazione della clausola incriminata.

Ora che la parity rate è arrivata al capolinea, è giusto ricapitolare le puntate precedenti e capire in che modo ha influenzato il mercato del turismo fino ad oggi, per chiedersi poi quali scenari si aprano di fronte agli albergatori del nostro continente.

In questo articolo ci concentreremo dunque sulla parity rate, il suo significato e le sue applicazioni, prima di passare alla disparity e alle possibilità che offre agli hotel in questo momento storico.

Parity rate: significato

Tutti sappiamo che cos’è la parity rate. O forse no? Andiamo a scoprire il significato esatto di questa espressione, a partire dalla sua traduzione.

Letteralmente “tariffa paritaria” ma più liberamente tradotto con “parità tariffaria” (in riferimento all’inglese rate parity), la parity è una clausola che è stata a lungo presente nei contratti con le OTA, obbligando di fatto gli hotel a mantenere gli stessi prezzi su tutti i loro canali di vendita.

In altre parole, fino a non molto tempo fa le strutture ricettive erano tenute ad applicare le stesse tariffe sia sui canali di prenotazione diretti che sui siti di intermediari come le OTA: in tal modo gli ospiti in cerca di un alloggio visualizzavano sempre lo stesso prezzo, a prescindere dal sito consultato. Le OTA erano infatti allineate su questo punto, e di conseguenza le tariffe risultavano identiche su tutti i canali.

Va da sé dunque che per disparity rate si intenda la strategia diametralmente opposta, ovvero quella di vendere i propri alloggi a una tariffa diversa – tendenzialmente più bassa – sul proprio sito rispetto alle OTA e ad altri intermediari. Una strategia che, come vedremo tra poco, fino a qualche anno fa non era consentita alle strutture che desideravano promuoversi su portali come Booking.com, Airbnb ed Expedia.

La parity rate e il DDL concorrenza

Una volta analizzato il significato della parity rate, vediamo ora brevemente da dove proviene e quando è stata abolita.
Come abbiamo appena accennato, la parity è stata introdotta dalle OTA come clausola nei contratti dedicati alle strutture ricettive: impossibile dunque sfuggirle se si voleva promuovere e vendere i propri alloggi su piattaforme come Booking ed Expedia.

I primi passi verso la disparity In Italia si sono mossi nel lontano 2015, quando l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha concesso agli albergatori di applicare tariffe più vantaggiose rispetto alle OTA ma soltanto sui canali offline, ovvero via telefono e di persona. Rimaneva attivo invece il divieto di pubblicarle nero su bianco, ad esempio sul sito web della struttura.

Un piccolo successo, ma non sufficiente a soddisfare le esigenze degli albergatori che tramite Federalberghi chiedevano a gran voce di eliminare la clausola tanto osteggiata.

La svolta è arrivata soltanto nell’agosto del 2017 con il DDL Concorrenza, il disegno di legge che ha segnato la fine dell’era della parity nel nostro paese. Una decisione che ha allineato l’Italia ad altri paesi europei come la Germania, la Francia e l’Austria, dove la parity rate era stata già eliminata dai contratti delle OTA, e generato nuove possibilità di guadagno per le strutture.

Ma allora, cos’è cambiato per gli albergatori italiani dal 2017 ad oggi? Di fatto nulla, perché il diritto alla disparity è e rimarrà valido anche in futuro. Una novità però c’è stata, ed è destinata ad avere un impatto sulle strategie commerciali degli albergatori italiani.

 

Il Digital Markets Act europeo

Nel 2024 infatti un gigante delle prenotazioni online come Booking.com è stato inserito nell’elenco delle aziende soggette al Digital Markets Act, la legge che controlla l’accesso ai mercati digitali europei. Il suo obiettivo è quello di stabilire i criteri che identificano i cosiddetti gatekeepers, e garantire la libera concorrenza e il comportamento equo delle grandi piattaforme online sul web.

Tra i gatekeepers si annoverano colossi come Amazon, Apple e Meta, solo per citarne alcuni. Verrebbe da chiedersi, a questo punto, come mai prima del 2024 Booking.com non rientrava nei criteri del Digital Markets Act, dato il suo peso nel mercato dell’ospitalità. La causa è da ricercarsi nel periodo della pandemia, che ha determinato una naturale contrazione del giro d’affari anche per la piattaforma olandese. Ora che il turismo è tornato a pieno regime e così anche il volume di prenotazioni sul portale, l’Unione Europea ha esteso il suo act anche a Booking.

Il risultato? L’abolizione della parity rate in tutta Europa, per la soddisfazione delle associazioni degli albergatori.

Come sfruttare la fine della parity rate (se ancora non l’hai fatto)

A ben vedere, l’abolizione della parity rate in Europa ha delle conseguenze anche sul mercato italiano. Dobbiamo infatti considerare che ora ogni struttura può andare in disparity, e pertanto rappresentare un potenziale competitor su scala europea.

Quali strategie adottare allora per rimanere competitivi e sfruttare al meglio la fine della parity rate?

Da quando la clausola sulla parity non è più in vigore in Italia, l’obiettivo di buona parte degli hotel italiani è stato quello di disintermediare. E non c’è da meravigliarsi, dato che le prenotazioni dirette sono prive delle onerose commissioni delle OTA e risultano dunque più appetibili per gli albergatori.

Ecco allora alcuni consigli utili per perseguire questa strategia commerciale:

Investire sul sito web

Se il tuo scopo è quello di attirare più ospiti possibili sul tuo sito per farli prenotare direttamente, è fondamentale che sia curato nei minimi dettagli. Dallo stile alla funzionalità, dall’adattabilità ai dispositivi mobile fino alla SEO: tutto dev’essere studiato alla perfezione per invogliare i visitatori a rimanere sul sito e a finalizzare le prenotazioni.

Avere un booking engine performante

Tutto questo lavoro risulterebbe però inutile senza un booking engine in grado di incentivare e gestire le prenotazioni, proprio come avviene sui portali delle OTA. Ad esempio, il booking engine dovrebbe essere multilingua e multivaluta, mostrare foto e descrizioni delle varie tipologie di alloggi, offrire la possibilità di prenotare in pochi clic e naturalmente gestire i pagamenti in maniera sicura.

Creare offerte speciali

Un’altra opportunità da cogliere al volo per incentivare le prenotazioni dirette è quella di proporre offerte speciali e promozioni sul sito web dell’hotel, ad esempio in occasione di eventi particolari (San Valentino, Pasqua ecc.) o in bassa stagione. Tale strategia si può applicare inoltre anche per stimolare le vendite su piattaforme specifiche.

Usare un channel manager

Uno strumento molto importante, che consente di tenere tutte le tariffe sempre sotto controllo. Il channel manager è un elemento che non può mancare nella gestione di un hotel, soprattutto in caso di disparity: grazie al channel puoi gestire in automatico sia i prezzi che le disponibilità, assicurandoti che siano sempre in linea con la tua strategia. In questo modo eviterai ad esempio di mostrare per errore una tariffa più bassa sulle OTA rispetto al tuo sito diretto, dove ormai l’ospite si aspetta di trovare un’offerta più conveniente.

Ora che la parity rate non è più obbligatoria nemmeno in Europa, è ancora più essenziale che ogni struttura trovi il giusto equilibrio tariffario tra le OTA, gli altri intermediari e i propri canali di prenotazione diretta. Per farlo, il primo passo è sicuramente quello di dotarsi di un software gestionale per hotel tutto in uno e in cloud come quello di RoomRaccoon.
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Maria Grazia Masotti

Maria Grazia è una Content e Social Media Manager freelance che dal 2012 scrive di turismo e ospitalità con un occhio di riguardo per la SEO. Appassionata di cinema e letteratura, nel tempo libero ama organizzare i suoi prossimi viaggi, specialmente se sostenibili.

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